L’iniziativa per istituire la Youth Guarantee è stata lanciata, per onor di cronaca, dal gruppo Socialisti & Democratici facente capo al Partito Socialista Europeo che, in pieno contrasto con le politiche di austerity dell’asse Merkel-Sarkozy, chiedeva un’azione europea per contrastare la disoccupazione giovanile già nel vertice europeo di gennaio 2012.
La garanzia prevede che tutti i giovani europei di età inferiore ai 25 anni ricevano entro 4 mesi dalla fine degli studi o dalla perdita dell’ultimo impiego, un’offerta occupazionale di qualità o un tirocinio formativo. I giovani disoccupati sul mercato del lavoro dell’UE sono quasi 6 milioni, ovvero il 23,5% della forza lavoro sotto i 25 anni, che raggiunge punti di massima del 55% in Grecia e in Spagna. Anche il costo economico di non inserimento dei giovani nel mercato del lavoro è enorme : secondo l’Eurofound si spendono 150miliardi di euro all’anno equivalenti all’ 1,2% del PIL dell’UE. Scardinando il dato, emerge che il costo dei giovani NEET (not in employment, education or training, ovvero che non studiano, non lavorano e non si formano) in Italia supera il 2% del PIL con una perdita di 32,6 miliardi di euro annui, la più alta in termini assoluti tra i paesi europei.
Per attuare la garanzia per i giovani, gli Stati membri avranno a disposizione 6 miliardi di euro recuperati per metà da una nuova linea del budget 2014-2020 e per metà dal Fondo Sociale Europeo da destinare alle regioni in cui il tasso di disoccupazione giovanile supera il 25%. Il Commissario László Andor responsabile dell’occupazione, degli affari sociali e dell’inclusione ha però precisato che gli Stati hanno bisogno di investire anche il proprio denaro, al fine di evitare un aumento dei costi in futuro. Il Presidente della Commissione José Barroso ha invece invitato gli Stati UE a “tradurre questo accordo in azioni concrete il più rapidamente possibile”.
Il Presidente francese François Hollande, proprio una settimana prima del Consiglio Ministri UE, ha già adottato un programma governativo « priorité jeunesse » di cinquanta punti, tra cui la garanzia per i giovani, che consiste di un reddito minimo di 483 euro per 100mila giovani disoccupati tra i 16 e i 25 anni e la possibilità di avere un contratto in imprese pubbliche e private con durata massima di tre anni. In più, il Governo francese mira a contrastare la precarietà dei giovani e regolamentare meglio le norme sugli stage.
I Paesi in quota UE che garantiscono già il reddito di cittadinanza, potranno rafforzare le garanzie per i giovani soprattutto in caso di prima occupazione o perdita di lavoro. Le uniche eccezioni riguardano Grecia e Italia, nelle quali non è prevista alcuna forma di reddito minimo o garanzia. Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri UE, però, il prossimo governo italiano potrebbe attuare delle misure in linea con quelle di Hollande, mettendosi alla pari degli altri Paesi europei. Anche perché Bersani, Monti e il Movimento Cinque Stelle, seppur con anime diverse, una forma di reddito garantito ce l’hanno già nel programma. E, in perfetta osmosi, potrebbero garantire ai giovani italiani almeno una speranza.