Joint article by Brando Benifei (Vicepresidente ECOSY) and Sergio Cofferati (Europarlamentare PD)
Dietro il dato, già di per se allarmante, sul costante aumento del numero di senza lavoro nel nostro paese, vi è quello ancor più drammatico del tasso di disoccupazione giovanile. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat ben 37 giovani su 100 sono senza lavoro. Si parla di oltre seicentomila ragazze e ragazzi sotto i 25 anni. A questa cifra vanno aggiunti i due milioni e mezzo di NEET, ovvero quei giovani che, terminato o interrotto il proprio percorso di formazione, non proseguono negli studi e non cercano un lavoro.
Nei mesi scorsi questo problema è stato liquidato dal ministro del lavoro Elsa Fornero con l’invito ai giovani a non essere troppo “choosy” e ad accettare la prima offerta di lavoro che capita perché una volta entrati nel mercato del lavoro il passaggio ad impieghi più stabili, più piacevoli e meglio retribuiti sarebbe più facile. Una affermazione falsa perchè le principali ricerche in questo campo mostrano che tanto più si salta da un lavoro precario all’altro, tanto maggiori diventano le probabilità di rimanere bloccati in uno stato permanente di discontinuità lavorativa e di precarietà. Essere “choosy” e restarsene al riparo del guscio familiare finisce quindi per diventare una scelta assai più fruttuosa di accettare il primo lavoro che capita. Purtropo non tutti possono permettersi questa possibilità: le famiglie a basso reddito spesso non sono in grado di farsi carico del mantenimento dei propri figli in attesa di una buona occupazione e questi ragazzi, dovendo accettare il primo lavoro che gli viene offerto, avranno una probabilità maggiore di restare bloccati nella cosiddetta “trappola della precarietà”. In ogni caso, sia chi viene da un contesto sociale favorevole e accetta periodi di lunga inattività, sia chi è costretto a cambiare continuamente lavoro è condannato a subire un grave pregiudizio al proprio futuro retributivo e pensionistico.
È chiaro che sperare che il problema dei NEET si risolva con l’invito ad essere meno “choosy” non solo è velleitario ma è pure sbagliato. Sono necessarie misure per creare nuova occupazione, un miglioramento del sistema di formazione professionale, politiche attive per il lavoro più incisive ed investimenti maggiori nei sistemi educativi. Su tutte queste aree di intervento si concentra la proposta del PSE e di ECOSY per la creazione di una Garanzia Europea per i Giovani. La campagna è stata lanciata nel maggio 2012 e - attraverso la combinazione di prescizioni legislative, programmi di finanziamento e campagne informative - punta a far sì che tutti ai giovani europei fino ad un massimo di 30 anni sia offerta una opportunità di studio, di formazione professionale o di lavoro di qualità se rimangono per più di quattro mesi in stato di disoccupazione o di inattività.
Negli ultimi mesi questo progetto ha registrato alcuni significativi passi in avanti. Sia la Commissione Europea, con una proposta di nuove misure per rilanciare l'occupazione, sia il Parlamento Europeo, con una risoluzione nella plenaria del 16 gennaio, hanno chiesto ai ministri del lavoro degli Stati membri una raccomandazione in sede di Consiglio europeo affinchè ogni governo nazionale approvi al più presto un proprio programma di Garanzia per i Giovani. Sono dunque i governi ora a dover rispondere positivamente alla sollecitazione proveniente dalle istituzioni comunitarie. Con l'impiego dei fondi strutturali attualmente inutilizzati e, in futuro, con l'istituzione di un fondo ad hoc nel bilancio Ue finanziato attraverso la tassazione delle transazioni finanziarie e l’emissione di obbligazioni europee, si potrà attuare una Garanzia per i Giovani su scala comunitaria.
Per ridare fiducia ai cittadini nel processo di integrazione europea e combattere i crescenti populismi e i nazionalismi è necessario che l'emergenza occupazionale stia al centro della prossima campagna elettorale europea anche in Italia. Garantire un futuro dignitoso ad una generazione che è sempre più a rischio povertà è un dovere a cui sia la politica nazionale che quella europea non possono sottrarsi.
Brando Benifei- Vicepresidente ECOSY
Sergio Cofferati- Europarlamentare PD
Article published in L'Unità