Intervento di Daniele Fano al dibattito "European Youth Guarantee", Genova 8 febbraio 2013

Il programma del PES "In Europa, una garanzia  per i giovani".

          Un commento, in tre punti, sui fondamenti economici                                        

Il documento del PES "Combattere la disoccupazione giovanile: in Europa una garanzia per i giovani" e' scritto con grande competenza e lucidità'. E' un vero e proprio condensato del modello riformista europeo in cui il lettore ritrova i risultati di decenni di sperimentazione e apprendimento di politiche sociali, in particolare, ma non solo, nei paesi del Nord Europa[1],   un prudente approccio a politiche di riforma  come "arte del possibile",  insieme a solidi fondamenti economici a supporto di indicazioni  basilari per il futuro della UE, dell’Euro  e dei singoli Paesi Membri. 


E’ su tali fondamenti economici che mi voglio soffermare, per affrontare tre quesiti:

1. Gli interessi dei giovani sono necessariamente contrapposti a quelli delle generazioni più mature e degli anziani?

2. La disoccupazione giovanile ha solo un impatto transitorio e di breve termine oppure genera altri effetti nel tempo?

3. La crisi finanziaria attuale e' causa della disoccupazione giovanile o piuttosto  gravi carenze del mercato del lavoro e dei nostri sistemi economici possono, almeno in parte, spiegare le dimensioni della crisi stessa ?

 

1. Gli interessi dei giovani sono  contrapposti a quelli delle generazioni più mature e degli anziani?

La risposta è no e il documento del PES lo dice chiaramente nel sottotitolo: “Il tuo futuro è il mio futuro”. E sostanzia: Il funzionamento dei sistemi europei di welfare dipende in larga misura dai contributi dei cittadini. Tali contributi sarebbero destinati a cadere il giorno in cui molte persone  si sentissero escluse dalla società e prive di capacità contributiva.

Eppure, il senso comune può farci ritenere che dare lavoro ai giovani sia 'un gioco a somma zero' poiché' far lavorare un giovane può richiedere di toglierlo ad un anziano, con semplice effetto di sostituzione dell’uno nei confronti dell’altro.

Ma non è assolutamente detto che ciò sia vero.  Ci può essere un 'gioco a somma positiva' in cui il lavoro dei meno giovani e quello dei giovani si integrano, in cui cioè gli effetti di sostituzione, che pur ci possono essere e che vanno sempre affrontati con la dovuta attenzione,   sono dominati da un effetto di complementarità  tra il lavoro dei giovani e quello dei meno giovani.

Un recente studio di due note economiste, Alicia Munnell e April Yanyuan [2]  mostra che in effetti un più alto tasso di occupazione degli anziani ha un impatto positivo sui giovani “sotto forma di minore disoccupazione, maggiore occupazione e retribuzioni più elevate. … un incremento dell’1% nel tasso di occupazione degli anziani è associato ad un incremento dello 0,21 % nell’occupazione giovanile e ad  un incremento marginale nelle ore lavorate per settimana  dai giovani …in effetti è la natura della dinamica dell’economia che fa sì che quando qualcuno diventa un lavoratore, egli diventa anche un consumatore che ha bisogno di beni e servizi che a loro volta creano lavoro per gli altri”. Analogamente, il lavoro dei giovani può favorire quello degli anziani.

Due economisti italiani, Tito Boeri e Pietro Garibaldi scrivono, in sintonia con questa logica: “Bisognerebbe creare un partito di giovani e anziani uniti per la crescita…”[3]



2. La disoccupazione giovanile ha solo un impatto transitorio e di breve termine oppure genera altri effetti nel tempo?

Anche a questo proposito, il documento del PES dà una risposta molto esplicitaQuando i tassi di disoccupazione sono elevati, molti giovani sono costretti ad entrare nel mercato del lavoro con livelli di qualificazione e retribuzioni non corrispondenti all’istruzione conseguita o all’esperienza realizzata. Questo è il cosiddetto “effetto  cicatrice” (scarring effect). Il solo fatto di sperimentare la disoccupazione,  fa aumentare i rischi futuri di disoccupazione e con ogni probabilità tenderà a ridurre i redditi futuri, poiché il “capitale umano” viene depauperato dalla mancanza di esperienza e di sviluppo capacità specialistiche  specifiche.

Ma questo punto di vista è lungi dall’essere scontato o accettato.  Da molte parti il problema della disoccupazione viene accantonato come transitorio, se non del tutto rimosso. La tesi ultra-liberista è che, una volta compiuti i necessari “aggiustamenti strutturali” ( e non c’è dubbio che molti di questi siano opportuni e necessari nell’ottica del documento del PES), l’economia ritroverà il suo equilibrio e la disoccupazione verrà riassorbita ( ma questo, appunto, non è per nulla scontato).


Due economisti americani, Lawrence Summers e Bradford De Long hanno criticato questo punto di vista, prendendolo di petto. Hanno  analizzato gli effetti deleteri della disoccupazione prolungata, in particolare sul reddito potenziale, introducendo un concetto chiave,  quello di “isteresi”,  ovvero di irrimediabile depauperamento del capitale umano e sociale e del suo contributo alla crescita durante crisi prolungate. “In una economia depressa gli investimenti sono bassi, il capitale delle imprese cresce lentamente, e i lavoratori disoccupati o non occupati subiscono l’erosione delle loro capacità, delle loro reti di relazioni lavorative e sociali, della loro fibra morale, tutti fattori che riducono il reddito potenziale”.[4]


In sostanza, la disoccupazione giovanile non è solo scandalosa in economie che si dicono avanzate ma è anche un controsenso dal punto di vista degli interessi economici di più lungo termine


3. La crisi finanziaria attuale e' causa della disoccupazione giovanile o piuttosto gravi carenze del mercato del lavoro e dei nostri sistemi economici  possono, almeno in parte, spiegare le dimensioni della crisi stessa ?

Su questo punto, il documento del PES è allo stesso tempo chiaro ed analitico ed individua una serie di cause strutturali che hanno frenato la crescita e contribuito alla disoccupazione e che vanno rimosse, in particolare, insufficienti investimenti,  debolezza delle politiche attive del mercato del lavoro, politiche conservatrici orientate a senso unico verso l’austerità, carenze nell’istruzione e nella formazione, molteplici forme di discriminazione, ostacoli alla mobilità.

Vorrei soffermarmi su quest’ultimo aspetto, la mobilità. Il documento del PES sottolinea che la mobilità non va mai imposta, ma che tuttavia è importante favorire la mobilità volontaria aprendo opportunità a coloro che cercano lavori commisurati alla loro professionalità anche lontano dal proprio luogo di residenza.

 

Questo aspetto va al cuore stesso delle condizioni di stabilità di un’area valutaria come l’Euro. Citerò al riguardo un articolo di Kenneth Rogoff apparso l’anno scorso su “Il Sole 24 Ore:“Cosa dire della famosa ipotesi formulata nel 1961 dal Nobel Robert Mundell riguardo al fatto che i confini nazionali e quelli valutari non è necessario che si sovrappongano in modo significativo? Nel suo provocatorio articolo "Una Teoria delle Aree Valutarie Ottimali", apparso sull'American Economic Review, Mundell sosteneva che fino a quando i lavoratori possono trasferirsi all'interno di una regione a moneta unica verso i luoghi dove sono presenti posti di lavoro, la regione potrebbe permettersi di rinunciare al meccanismo equilibratore costituito dall'aggiustamento del tasso di cambio. Egli ha riconosciuto il merito di un altro (futuro) Nobel, James Meade, per aver riconosciuto l'importanza della mobilità della forza lavoro nella fase iniziale di ingresso sul mercato, ma ha criticato Meade per aver interpretato la tesi in maniera troppo rigorosa, soprattutto nel contesto della nascente integrazione europea. Mundell non mette l'accento sulle crisi finanziarie, ma con grande probabilità, oggi, la mobilità del lavoro è più importante che mai”[5].

Sempre con riferimento alla questione della stabilità  dell’area dell’Euro e ritornando al punto contenuto nel documento del PES relativo ai danni provocati da politiche conservatrici orientate a senso unico verso l’austerità, vorrei rifarmi,  ad un altro eminente economista, l’inglese Charles Goodhart, il quale consultato nel 1992 riguardo all’avvio della futura moneta unica,  ha sottolineato come il meccanismo più importante per la sopravvivenza della nuova area valutaria sarebbe stata la previsione di interventi anticiclici nei momenti e nei paesi membri colpiti dalla recessione[6]. Recentemente, a proposito della crisi dell’Euro Charles Goodhart, n ha sollecitato maggiore “simmetria” nelle politiche economiche ed ha scritto: “ L’Eurozona è virtualmente in equilibrio nei conti con l’estero, ha un lieve surplus commerciale e nell’insieme dei disavanzi gestibili ed u  livello moderato di debito. I suoi problemi sono quindi tutti interni, e la soluzione non può che essere interna…occorre aggiungere, al trattato fiscale  un accordo sulla crescita ”[7]

Per concludere, vorrei  sottolineare che il documento del PES ha molti spunti operativi, con numeri eloquenti, a cominciare dalla possibilità di mobilitare il 40% delle dotazioni non spese del Fondo Sociale per avviare un sistema di garanzia per i giovani.

Su questa stessa linea di concretezza,  va citato l’autorevole rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro[8] dedicato alla crisi sell’Euro, dove vengono raccomandate molte misure analoghe a quelle previste dal piano del PES  e viene anche quantificato l’impegno finanziario richiesto paese per paese. Si tratta di un impegno importante, ma non impossibile!

 

Fonte:  ILO,  Geneva, 2012



[1] Paolo Borioni, I modelli nordici, genesi, concetti, sfide , Economia & Lavoro Dialogo pp. 49-86, Anno XLIV 

 

[2] Alicia H. Munnell and April Yanyuan Will delayed retirement by the Baby Boomers lead to higher unemployment among younger workers ?  Center for Retirement Research, , CRR WP 2012-22 , Boston College, Boston, October 2012,

[3] Tito Boeri, Pietro Garibaldi, Riforme a costo zero, Dieci proposte per tornare a crescere. Edizioni Chiarelettere, 2011

[4] J. Bradford DeLong,  Lawrence H. Summers, Fiscal Policy in a Depressed Economy, NBER, March 20, 2012

 

[5] Kenneth Rogoff, su Il Sole 24 ore, 6 Aprile 2012

[6] Charles Goodhart et al. The Economics of Community Public Finance, European Economy, No. 5, 1993.

[8] Euro Zone job crisis : trends and policy responses, ILO,  Geneva, 2012

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published this page in Blog 2013-02-07 09:54:11 +0100
"Your future is my future - a European Youth Guarantee now!"
The Party of European Socialists (PES), Young European Socialists (YES) and PES Women are running the campaign "Your future is my future" and calling for a European Youth Guarantee to tackle youth unemployment.

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